Un gruppo di ragazze adolescenti ci racconta frammenti di vita di alcune loro coetanee vissute all’epoca dell’olocausto. Le diverse voci narrative ci accompagnano in un viaggio temporale, dalla segregazione del ghetto fino all’abisso del campo di sterminio, in un crescendo di drammaticità: dai sogni che cercano di resistere, alla delusione, alla paura, al senso di privazione della propria vita e identità, fino all’atrocità della demolizione dell’essere vivente.
Ci svelano cos’è l’orrore visto dalla prospettiva di ragazzine che non hanno mai avuto l’opportunità di provare le gioie e le pene dell’adolescenza. Ciascuna di loro aveva sogni e speranze, paure e
amarezze, slanci e passioni. Il racconto, a tratti poetico, a tratti crudele, evoca immagini che si susseguono creando il grande affresco di umanità dolente.
Un dramma da non dimenticare, per non ripetere, da lasciare nei confini di quel filo spinato che ha mangiato corpi, straziato anime e lasciato segni indelebili in chi lo ha tatuato sulla propria pelle.
Troppo poche sono sopravvissute. Questo spettacolo è dedicato alle ragazze e ai ragazzi le cui parole sono andate perdute per sempre.